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Quando, alla fine degli anni Settanta il rock progressivo viene dichiarato morto, rimangono nell'aria delle ceneri che, pur essendo state spesso ignorate da critica e studiosi, hanno mantenuto viva l'eredità di un genere tra i più frequentati e nello stesso tempo fraintesi della 'popular music'. Due tipi di ceneri, in particolare, hanno riproposto il prog in forme molto diverse, complementari nella loro opposizione: il 'neoprogressive' e il 'post-progressive'. Una corrente ossessionata dal conservare il ricordo delle spoglie mortali di una specifica incarnazione del prog classico, e l'altra invece legata direttamente all'attitudine di quello stesso tipo di musica, ma mutevole nelle sue sembianze. Questo libro cerca di analizzare la vita postuma del prog impiegando strumenti metodologicamente eterogenei, in cerca di un 'fil rouge' capace di imbastire i discorsi dei vari agenti in gioco nella definizione del genere in questione, in un viaggio teorico, storiografico, etnografico e analitico volto all'integrazione di fenomeni sociali e musicali riguardanti un'etichetta oggi più che mai tutta da ricostruire.